Roma

Unitelma Sapienza - Centro congressi via Salaria

Giorgio Lattanzi
16 gennaio 2020

Diario di Viaggio

di Fabio Cavalli

Di fronte a una platea gremita di studenti universitari e delle scuole superiori, il Rettore Eugenio Gaudio ha ricordato la passata collaborazione fra La Sapienza e l'Auditorium di Rebibbia in occasione delle celebrazioni shakespeariane del 2016. Quello del 2016 fu il primo esperimento di comunicazione in diretta live streaming fra il pubblico dell'Aula Magna di Piazzale Moro e i detenuti-attori sul palcoscenico del carcere romano. Fabio Cavalli ha condiviso il ricordo affermando che proprio grazie a quel primo esperimento tecnologico si sono poste le basi per il grande evento di apertura del Viaggio nelle carceri dei giudici della Corte costituzionale. Grazie al collegamento telematico, la partenza del Viaggio è stata condivisa da Rebibbia, il 5 ottobre 2018, con i detenuti e le detenute di 140 carceri italiane, in diretta streaming. Le telecamere Rai ripresero l'evento e cominciò da lì la lavorazione del docufilm. Il Magnifico Rettore di Unitelma Sapienza Antonello Folco Biagini ha rimarcato il valore storico del Viaggio nelle carceri dei giudici della Corte costituzionale, "Giudice delle leggi" e non delle persone, ma le cui decisioni influiscono profondamente sulla vita degli individui, inclusi i condannati. Ha altresì ricordato l'impegno concreto di Unitelma Sapienza per il mondo penitenziario, che si esprime anche mediante l'impiego giornaliero di alcuni detenuti in semilibertà presso il call center dell'Ateneo, nell'ambito della c.d. Terza Missione delle università.Nelle riflessioni successive alla proiezione del film - in cui sono state rivolte domande agli illustri ospiti anche dagli studenti presenti in sala - il Prof. Vincenzo Mongillo, ordinario di diritto penale in Unitelma Sapienza, ha sottolineato, nell'introdurre il confronto, il valore della storica iniziativa intrapresa dalla Corte costituzionale per riportare al centro del dibattito pubblico e scientifico i principi costituzionali che governano il ricorso alla pena, ed in particolare temi - come il carcere e la condizione dei detenuti - che non ricevono la dovuta attenzione, benchè lo stato del sistema penale e, segnatamente, degli istituti penitenziari misuri quasi "millimetricamente" il grado di civiltà di un paese. Come emerso dal film - ha concluso il prof. Mongillo - rieduca il carcere che sa generare comunità, favorendo anche contatti extramurari; e a fortiori rieducano le misure alternative alla detenzione. A proposito del Viaggio, il Presidente emerito della Corte Giorgio Lattanzi ha dichiarato di aver sostenuto con determinazione l'idea di aprire la Corte alla società, a partire dalle scuole e poi con le carceri. Viaggi di incontro e conoscenza per divulgare la cultura costituzionale in un momento storico che vede appannata la visione ideale della Carta del 1948: "Quel documento di fondazione della Repubblica che, per le generazioni più mature, è stato un faro di orientamento nella vita sociale e politica". Il film, ha affermato Lattanzi, è parte di questo percorso di apertura e conoscenza, a partire dal luogo più reietto e oscuro della nostra società. "Un filmato che non sposa una tesi precostituita; non parteggia nè per il fronte cosiddetto buonista nè per il suo opposto. Mostra l'umanità varia, diversa, che vive detenuta con grande dignità e consapevolezza dell'errore". E ancora: "Forse c'è meno rancore sociale e cattiveria nelle carceri che in tanti luoghi delle nostre città. Proprio dalla visione diretta della realtà penitenziaria, offerta dal documentario, può partire un nuovo concetto e progetto di reinserimento sociale dei detenuti, contro le derive giustizialiste e le vulgate del buttare la chiave".

Il Presidente emerito ha poi difeso con decisione la recente sentenza della Corte sul tema dei permessi premio ai detenuti. Ha evidenziato la gravità del fatto che i commenti più scomposti dei detrattori fossero stati lanciati, a tutti i livelli della comunicazione, equivocando completamente il contenuto del comunicato stampa che anticipava la decisione, per poi sgonfiarsi miseramente di fronte alla ragionevolezza e complessità delle motivazioni. Nel suo intervento il Procuratore Giovanni Salvi ha concordato sul fatto che Viaggio in Italia non sia un film a tesi, pur essendo fortemente emotivo. Le immagini colgono il momento dell'interazione fra gli uomini e le donne della più alta istituzione di garanzia e gli uomini e le donne che hanno subito la condanna. Mostrano l'eccezionalità e il coinvolgimento dell'incontro, ma non possono descrivere la reale, nascosta e tragica durezza delle carceri. Come se telecamere e riflettori non potessero svelare la dimensione del vivere penitenziario: un'oscurità che non ammette luce. Il Procuratore ha poi particolarmente insistito sulla pessima propaganda securitaria di questi anni. Propaganda insistente sui media e nelle istituzioni; indolente sulla verità dei numeri e restia a mostrarli. Ha ricordato, infatti, che rispetto alla percezione dell'invadenza criminale nella società, la realtà dei fatti nazionali conta 290 omicidi nel 2019, contro i quasi 2000 di trent'anni fa. Sullo stesso tema ha insistito il professor Glauco Giostra, che guidò l'esperienza degli Stati Generali dell'esecuzione penale negli anni recenti. La mancata riforma della legge penitenziaria del 1975 sarebbe alla base, ha sostenuto Giostra, dell'incertezza attuale nelle politiche di reinserimento e risocializzazione dei detenuti. Ha convenuto ancora sui danni che la falsa comunicazione infligge al sistema virtuoso previsto dall'articolo 27 della Costituzione e dalle successive leggi applicative, come se qualunque provvedimento lungimirante di politica penitenziaria fosse riconducibile al ridicolo slogan dello "svuota carceri". Gli stessi media tendono ad ingigantire i problemi senza chiarirli. "Basta che un singolo detenuto su 1000 non rientri da un permesso premio per scatenare la propaganda di settimane contro le pene alternative che - è dimostrato - sono la via maestra per ridurre la conflittualità nelle carceri sovraffollate e abbattere significativamente il tasso di recidiva criminale", ha sostenuto Giostra. Il professor Mario Morcellini è intervenuto a trarre le conclusioni sul senso del docufilm Viaggio in Italia. Ha ricordato la sua doppia veste di membro dell'Autorità Garante delle Comunicazioni e docente di Scienze sociali. "Seduto fra gli studenti in fondo alla sala - ha detto - ho assistito alla proiezione in un insolito silenzio: non un cellulare acceso, non una distrazione". La potenza della pellicola, ha sostenuto, sta tutta in questa forza di comunicazione emotiva quanto intellettuale, che coinvolge trasversalmente gli spettatori di tutte le generazioni. Morcellini ha proposto di moltiplicare le occasioni per portare il film all'attenzione dei giovani, per poterne cogliere le impressioni al termine e aprire dibattiti forse meno dottrinali, ma utilissimi per fissare nella memoria tutte le suggestioni offerte dal Viaggio in Italia che "aumenta il grado di umanità dello spettatore: è quasi una protesi di umanità, tanto necessaria in un'epoca inaridita e smarrita". Infine, Morcellini ha concluso che "ancora una volta si dimostra che il buon cinema sa raccontare la realtà meglio di quanto non riesca a fare l'informazione".

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