Roma

Pontificia Università Gregoriana - Aula magna

Silvana Sciarra
23 novembre 2019

Diario di Viaggio

di Donatella Stasio

Un caso di "esercizio di leadership istituzionale". È così che viene presentata l'iniziativa del Viaggio nelle carceri della Corte costituzionale, divenuta film e poi una lezione. Non solo una specifica lezione della giudice Silvana Sciarra invitata dalla facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana, nell'ambito del corso per il Diploma in Leadership e Management. Soprattutto, una lezione di vita. "Il film ci fa anzitutto percepire per ciò che siamo nella realtà: fuori luogo", dice nella sua bella introduzione padre Stefano Del Bove, rimarcando che "il Cristo, in questo film, è l'unico nel posto credibile" e auspicando che il Viaggio della Corte, "contribuisca ad alzare i nostri sguardi, proprio come capita al giudice Viganò entrando nel carcere di Marassi, e che cambi il nostro futuro". Non si sente un fiato durante i 97 minuti nei quali la pellicola si srotola sullo schermo installato nella magnifica aula magna di questa antica Università. Qualcuno non ce la fa a rimanere seduto e uscirà, spiegando che è impossibile resistere alla commozione profonda suscitata dalle storie che scorrono su quello schermo. Storie di uomini, donne, bambini. Di persone, ben prima che detenuti. Una grande lezione, quel film, quel Viaggio, che non a caso si inserisce in un percorso formativo e in un ambiente internazionale, fatto di albanesi, africani, brasiliani, sudamericani... "Questo Viaggio diventa anche tecnica comunicativa che si affianca a quella principale che la Corte

usa quando scrive le sue sentenze" osserva Sciarra, ricordando la costante attenzione della giurisprudenza costituzionale alla persona e alla prospettiva di cambiamento del detenuto. La Corte parla un "linguaggio facile, non tecnico". Sciarra lo definisce "laico". Nell'affrontare il problema del lavoro in carcere, la Giudice riconosce che qui il bilanciamento costantemente "praticato" dalla Corte presenta aspetti problematici. Il "fuori" è infatti percorso da crisi, povertà, disperazione, non è sempre accogliente, tanto meno per chi esce dal carcere. "La mia inadeguatezza - confessa Sciarra - l'ho provata quando ho dovuto ricordare ai detenuti che in base alla Costituzione l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. E tuttavia il lavoro del detenuto è pagato di meno....". è lo stesso senso di inadeguatezza che ha colto altri giudici durante il Viaggio, magari per altri aspetti emersi durante gli incontri, e che ha messo sotto i riflettori la distanza ancora enorme tra la realtà e i principi. E questo è il dato che, forse, ricorre di più anche nelle tante domande del pubblico rivolte a Sciarra, dalle quali emerge - e sembra quasi un filo rosso - un bisogno profondo di cambiamento del "fuori" per restituire dignità a chi sta "dentro".

I video


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