Roma
Università Luiss - Dipartimento di Giurisprudenza
Giorgio Lattanzi
6 novembre 2019
Diario di Viaggio
di Donatella Stasio
Alla LUISS di Roma come alla Federico II di Napoli e come a Rebibbia. Ancora una volta la proiezione del film "Viaggio in Italia, la Corte costituzionale nelle carceri" diventa l'occasione per parlare, chiedere e soprattutto (ri)spiegare la decisione appena presa dalla Consulta su ergastolo ostativo e permessi premio. Stavolta sono due studenti di giurisprudenza, del corso della Professoressa Paola Balducci (promotrice dell'evento all'Università romana), a sollecitare il presidente della Corte Giorgio Lattanzi, chiedendogli la sua opinione sulla compatibilità tra ergastolo ostativo e articolo 27 della Costituzione. "Non è immaginabile un percorso di rieducazione senza una prospettiva, una speranza di rientrare nella società" è la risposta. Il Presidente ricorda che chi giustifica l'ergastolo ostativo lo fa sulla base di due elementi: la pericolosità di chi non collabora con la giustizia; la scelta di politica criminale di sanzionare con un trattamento più severo chi non collabora. "Ma sono due elementi che non giustificano il fine pena mai" aggiunge Lattanzi, ribadendo che se si può premiare chi collabora, non si può certo punire chi esercita il diritto di tacere, previsto da ogni Pese civile. Quanto all'affermazione secondo cui la mancata collaborazione del detenuto dimostra che egli non ha rotto i ponti con l'associazione criminale, si tratta di una presunzione assoluta, ma, ricorda Lattanzi, secondo la giurisprudenza della Consulta le presunzioni assolute valgono solo se corrispondono a sicure regole di esperienza. Il che, chiosa il presidente, non si può sostenere in questo caso, per cui la presunzione può solo essere relativa, ovvero suscettibile di
prova contraria. Come già spiegato nel comunicato stampa della Corte, sarà dunque il magistrato di sorveglianza a decidere caso per caso, ma supportato dai pareri della Procura antimafia, del Pm, del Comitato per l'ordine e la sicurezza. Questi pareri faranno da schermo alla sua decisione e contribuiranno ad un giudizio sereno. Peraltro, Lattanzi non condivide l'allarmismo di chi paventa che, in questi casi, il giudice di sorveglianza possa essere intimorito di fonte alla decisione di concedere o meno il permesso. "Non abbiamo giudici che si fanno intimorire" taglia corto. E forse, qui è il magistrato che parla, prima che il Presidente della Corte, ricordando quanti altri magistrati sono potenzialmente esposti a intimidazioni (il Pm, il Gip, la Corte d'assise, la Corte d'Appello). "No - conclude - francamente non vedo ragioni per una reazione come quella che c'è stata di fronte alla decisione della Consulta, del tutto in linea con la Costituzione e la giurisprudenza costituzionale". Paola Severino, vicepresidente della LUISS, chiosa: "Il presidente Lattanzi ha spiegato con una semplicità e una chiarezza straordinaria". E agli studenti che riempiono l'aula magna ricorda: "Siate sempre giuristi umani, come questo film ci invita ad essere. Sono le persone che segnano le istituzioni. La Corte costituzionale era chiusa in una torre eburnea, poi il presidente ha aperto le porte e ha trasformato la Corte in un'istituzione dialogante. È accaduta una rivoluzione e l'hanno fatta le persone perchè sono le persone a cambiare le cose".
Il video