Monza

Teatro Urban Center di Monza - "Progetto Scuole" dell'Osservatorio UCPI/MIUR

Marta Cartabia e Fabio Cavalli
11 novembre 2019

Diario di Viaggio

di Donatella Stasio

"Nessun libera tutti". Scandisce le parole la vicepresidente della Corte costituzionale Marta Cartabia nel Teatro Manzoni di Monza affinché gli 800 studenti delle scuole secondarie, che riempiono lo spazio dalla prima all'ultima fila, non abbiano più dubbi sugli effetti della recente decisione della Consulta su permessi premio ed ergastolo ostativo. Già, perché la prima domanda posta da uno di quegli studenti - subito dopo la proiezione del film "Viaggio Italia, la Corte costituzionale nelle carceri" organizzata dalla Camera penale, nell'ambito del progetto "Educazione alla legalità " - sembra quasi una "supplica" di chiarimento di fronte al chiassoso allarmismo che ha accompagnato quella decisione e che fatica a sopirsi. E allora ecco che la proiezione del film di Fabio Cavalli diventa occasione (un'altra volta) per spiegare (un'altra volta ancora) a chi lo chiede quel che veramente la Corte ha deciso e anticipato con un comunicato stampa, in attesa del deposito delle motivazioni. "La Corte ha rimosso un divieto, il divieto di concedere ai condannati per mafia un permesso premio se non vi è stata collaborazione con la giustizia". Che cosa sono i permessi premio? aveva chiesto il giovane studente. "Sono permessi ad uscire per uno o per qualche giorno, di solito per motivi familiari o affettivi, perché il tempo del carcere - spiega Cartabia - è il tempo di un percorso di cambiamento durante il quale uscire in permesso è fondamentale anche per coltivare e rinsaldare gli affetti. Il permesso serve essenzialmente a questo ed è quindi un momento essenziale del percorso rieducativo". La vicepresidente ricorda poi che secondo la Corte i permessi possono essere concessi a qualunque detenuto se sussistono elementi dai quali risulti l'interruzione dei legami, attuali e futuri, con l'organizzazione criminale di appartenenza e la mancanza di pericoli per la società.

"Ma questa valutazione - scandisce nuovamente Cartabia - va fatta caso per caso, perché la Costituzione e la Corte costituzionale guardano al singolo, non sopportano che non vi sia una sguardo su ciascun individuo e sul suo percorso individuale". La sentenza, quindi, restituisce al magistrato di sorveglianza questa valutazione caso per caso, nella quale potrà avvalersi del supporto di una serie di autorità (pm, procura antimafia, comitato per l'ordine e la sicurezza). Fin qui la "lezione" sulla decisione in materia di permessi premio e ergastolo ostativo. Ma il film suscita molte altre domande e riflessioni. Cartabia sottolinea inizialmente che "i muri impoveriscono tutti" e il "primo passo per abbatterli è compito di chi più vede". Con il Viaggio nelle carceri la Corte non ha inteso fare "beneficienza", aggiunge, ma "un gesto di responsabilità, per ricostruire un mattone della vita sociale di tutta la Repubblica italiana". A chi le chiede se vi sia un "una via di mezzo" tra i due modi di vedere il detenuto: "buttare la chiave" e "buonismo che non si cura delle vittime", lei risponde che non è questione di compromessi o mediazioni. Vittima e detenuto sono persone e, semmai, bisogna andare fino in fondo alle esigenze di entrambe. C'è chi ha inferto una ferita e dovrà farci i conti iniziando un'altra strada; c'è chi ha subito un male e avverte l'esigenza di giustizia, spiega Cartabia, portando ad esempio il Sudafrica e la Commissione per la verità e la riconciliazione, istituita dopo la fine dell'apartheid. "Verità e riconciliazione: lí i fatti erano gravissimi ma chi ha voluto far rinascere il Paese ha chiesto verità, ma per ricominciare. Da lì - ricorda Cartabia - è nata la giustizia riparativa: una terza strada che rappresenta un nuovo inizio per entrambi. è una giustizia con una diversa prospettiva, che non dimentica né le vittime né il reo".